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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XIX Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Mercoledì 28 febbraio 2024

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DEGRADO MATERIALE, MORALE E CULTURALE NELLA CONDIZIONE DEI MINORI, CON FOCUS SULLA DIFFUSIONE DI ALCOOL, NUOVE DROGHE, AGGRESSIVITÀ E VIOLENZA

Audizione di Maria Burani Procaccini, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI) e di rappresentanti del Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (CRC), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
Burani Procaccini Maria , Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia ... 3 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 6 
Cosenza Giulia  ... 6 
Burani Procaccini Maria , Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia ... 6 
Cosenza Giulia  ... 6 
Burani Procaccini Maria , Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia ... 6 
Cosenza Giulia  ... 7 
Burani Procaccini Maria , Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia ... 7 
Cosenza Giulia  ... 7 
Burani Procaccini Maria , Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia ... 7 
Cosenza Giulia  ... 7 
Burani Procaccini Maria , Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
Burani Procaccini Maria , Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
Burani Procaccini Maria , Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia ... 7 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
Saulini Arianna , Coordinatrice del gruppo CRC e responsabile partnership istituzionali & networking di Save the children Italia ... 7 
Burani Procaccini Maria , Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia ... 9 
Saulini Arianna , Coordinatrice del gruppo CRC e responsabile partnership istituzionali & networking di Save the children Italia ... 9 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 9 
Tamburini Giorgio , Membro del gruppo CRC e Presidente del Centro per la salute del bambino (CSB) ... 10 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 10 
Barra Loredana , Membro del gruppo CRC e responsabile politiche educative e inclusione dell'Unione italiana sport per tutti (UISP) ... 11 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12 

(La seduta termina alle 16) ... 12

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 15.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.
  Non essendovi obiezioni, ne dispongo l'attivazione.

Audizione di Maria Burani Procaccini, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI) e di rappresentanti del Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza (CRC), nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, l'audizione della Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale per l'attuazione della Garanzia Infanzia (PANGI), Maria Burani Procaccini, e di rappresentanti del gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC).
  Avverto che la Presidente Burani Procaccini è accompagnata dall'avvocato Grazia Iannarelli, consulente giuridica.
  A nome di tutti i commissari, do il benvenuto ai nostri ospiti, che ringrazio per la disponibilità a intervenire all'odierna seduta.
  Abbiamo dei limiti di tempo legati ai lavori dell'aula. Abbiamo 45 minuti per entrambe le audizioni, che, quindi, dobbiamo suddividere.
  Sicuramente ne siete già al corrente, però ci tengo a ricordare ai colleghi e alle colleghe che la Presidente Burani Procaccini è stata colei che ha scritto la legge che ha istituito questa nostra Commissione. È stata, quindi, poi storica Presidente. Se noi oggi abbiamo questa opportunità è anche e soprattutto grazie al suo lavoro, che già nell'anno 1996 comprendeva l'importanza di avere una Commissione dedicata a questo tema, per cui tutte noi e tutti noi diamo veramente il massimo.
  Devo dirti, Presidente, che qui non facciamo politica. Tutti i colleghi e le colleghe che appartengono a questa Commissione da subito sono stati uniti solo da un punto: la battaglia per i diritti dei bambini, dei più deboli, degli indifesi è una grande battaglia di civiltà, quindi non può avere colore politico. Noi qui mettiamo da parte tutto, siamo un'unica voce.
  Do la parola alla Presidente Burani Procaccini.

  MARIA BURANI PROCACCINI, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI). Presidente Brambilla, amiche e colleghe che siete qui presenti, colleghi che sono anche collegati con noi da remoto, sono felicissima, persino commossa, di essere qui. Allora, la Presidente di una Commissione speciale che istituì questa Commissione per l'infanzia e l'adolescenza come bicamerale era l'onorevole Russo Jervolino. Io ero la correlatrice di minoranza. Insieme decidemmo per fare questa cosa – Presidente Brambilla, sono contenta di essere qui e che ci sia tu, perché so il Pag. 4pathos che metti nelle vicende legate ai diritti dei più deboli, dei minori, di tutto ciò che ha bisogno di una particolare protezione – e da quel momento, ci dicemmo che qualsiasi atto fosse stato deliberato da questa Commissione doveva essere all'unanimità. Mi glorio del fatto che così è stato. Per cinque anni siamo andati avanti con le indagini conoscitive e con le proposte che presentavamo alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica come relazioni annuali, ma all'unanimità. Quando si parla di diritti dei fragili, in modo particolare dei minori, non ci dovrebbero essere distinzioni di sorta, ma avere di fronte la persona umana, nella sua particolare delicatezza, fragilità e necessità di essere aiutata, promossa, sostenuta e difesa.
  Adesso sono qui perché sono stata incaricata, nel marzo scorso, di ricoprire questo ruolo di garante del PANGI, cioè Garanzia Infanzia, raccomandazione dell'Unione europea, perché fondi speciali del PNRR fossero destinati proprio ai progetti verso l'infanzia in generale, in maniera universalistica, ma soprattutto l'infanzia nella sua declinazione più fragile, naturalmente andando su quelle fasce di popolazione più difficili da raggiungere, perché minori non accompagnati, perché comunità di sinti, caminanti e giostrai oppure, ancora, quelle famiglie in difficoltà, nelle difficoltà che si vanno diffondendo sempre di più. Lo vediamo sotto i nostri occhi: le famiglie reggono con fatica alle difficoltà quotidiane, all'aggressione proprio quotidiana che c'è nei confronti di questi nuclei familiari in cui devono lavorare sia la donna che l'uomo, con bambini che, quindi, vengono affidati alle scuole, che talvolta sono lontane, talvolta sono insufficienti e talvolta sono legate agli umori del momento, quindi poco protettive nei confronti di questi nostri ragazzi. Vorrei sottolineare la parola «nostri». I ragazzi, i minori, gli adolescenti sono nostri ragazzi, di qualsiasi colore siano e qualsiasi origine abbiano.
  Lasciamo perdere tutte le cose che sono legate al sistema dell'accoglienza in generale, che non è compito di questa Commissione, se non parzialmente, affrontare.
  Noi dobbiamo affrontare la persona umana. Ho accettato di fare il coordinatore del PANGI circa un anno fa. Il PANGI viene fuori da questa raccomandazione europea del 2021. La prima coordinatrice è stata l'onorevole Serafini, che conosco da tanti anni e che, tra le strane cose, fu dopo di me la Presidente di questa Commissione. Ci siamo passate quasi la staffetta nel parlare e affrontare questi argomenti.
  Che cosa vuole fare il PANGI? È stato presentato all'Unione europea, che lo ha accettato in pieno. Siamo stati uno dei primi Paesi ad aver presentato un piano dettagliato. In fondo, si studiava su questi argomenti già dal 2021, con i vari Ministeri coinvolti, che sono principalmente quattro: il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il Ministero della famiglia e delle pari opportunità, il Ministero della salute e il Ministero dell'istruzione. Questi quattro Ministeri in particolare già avevano elaborato dei piani che andavano incontro alla possibilità di affrontare i vari argomenti e le varie difficoltà che l'infanzia e l'adolescenza incontrano in questo momento.
  Vorrei semplicemente dirvi una cosa rispetto a tutta la mole di lavoro. La Serafini si è trovata di fronte al fatto di essersi insediata a metà marzo del 2022 e già a fine marzo del 2022 il piano è stato presentato. Quindi, era già in parte strutturato e da lei, poi, verificato. Questa è stata la prima difficoltà. Poi c'è stata la difficoltà del cambio di Governo. Mi sono trovata con un'ulteriore difficoltà. Questo lo dico non per mettere le mani avanti, ma per spiegare perché alcune cose ancora non sono affrontate con il polso giusto. Mi sono trovata di fronte al fatto che la cabina di regia che era stata immaginata per appoggiare il coordinatore doveva essere rinnovata, ed è stata rinnovata recentemente La prima riunione si è tenuta il 15 dicembre 2023. Che cosa significa «cabina di regia»? Significa che i quattro Ministeri più le varie associazioni fondamentali (l'Unicef, eccetera) ci davano la possibilità di lavorare insieme a loro. La prima riunione, immaginate, si è tenuta il 15 dicembre.
  A questo punto, dobbiamo ripartire, ma dobbiamo ripartire alla grande. Dobbiamo, Presidente e colleghi, fare qualcosa. Questa è un'occasione unica. Abbiamo la possibilità di una spesa, che si aggira su 1 miliardo 400 Pag. 5milioni di euro, non è una piccola cosa, che può affrontare una serie di punti. Ce ne sono quattro fondamentali. C'è quello dell'istruzione, che va dai nidi, gli asili d'infanzia fino all'istruzione superiore. C'è quello della salute, che deve accompagnare questi nostri ragazzi. Oggi il focus è sulle difficoltà, la salute mentale, l'impatto con i social. È di una settimana fa la pubblicazione, da parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, relativa al fatto che sono aumentate in maniera esponenziale le difficoltà che i giovani trovano, purtroppo, grazie a uno strumento che, per altri versi, è anche uno strumento positivo, che è quello dei social.
  Presidente, mi ha sconvolto il fatto che sono soprattutto le bambine tra gli 11 e i 14 anni ad avere un impatto negativo, superiore del 50 per cento a quello dei maschi. Queste sono cose che fanno veramente pensare. Attraverso le possibilità che il PANGI ci dà, dobbiamo andare a incontrare, per esempio, gli hikikomori, di cui si parlava dieci anni fa, ma che adesso stanno diventando sempre più presenti, perfino nelle famiglie dei nostri paesini. Anche i bambini e gli adolescenti che vivono nei paesini sparsi per l'Italia – l'Italia è il Paese dei campanili, si è sempre detto, dei piccoli paesi – si chiudono in casa e non escono perché sono concentrati sull'unica realtà che vedono, che è una realtà virtuale. Diventano avatar di sé stessi. Diventano qualcosa che veramente fa impressione e questo lo dobbiamo affrontare.
  Come, per esempio, il discorso della diffusione delle nuove e, purtroppo, reiterate droghe, le quali cambiano continuamente, diventano qualcosa che interferisce sempre di più con i grandi momenti di depressione di cui questa nostra gioventù soffre. Per cui, le medicine date per curare la depressione finiscono per diventare qualcosa che interferisce pesantissimamente con le droghe di nuova generazione. Anche qui possiamo intervenire.
  Nel quarto settore, quello della salute, metterei anche il difficile e, direi, negativo approccio con la propria sessualità, che i nostri ragazzi adesso incontrano, forse anche grazie a internet, che li mette in contatto con l'universo mondo e non sempre con le cose migliori che l'universo mondo prepara. Anche questo è un argomento che va trattato.
  L'ultimo è quello, invece, della governance di questa vicenda e, poi, dei luoghi. I nostri giovani hanno bisogno di luoghi, luoghi che all'inizio chiamammo «hub per i giovani». Adesso si sta delineando, perché in fondo ci si studiava già dal 2021 a livello di Ministeri, il discorso di creare dei punti di incontro. A suo tempo – Presidente, lo ricorderai – cercammo di operare attraverso gli oratori. Che cos'erano gli oratori? Erano, nei paesini italiani, il punto dove c'era almeno un salone dove i ragazzi potessero incontrarsi, discutere, avere delle ripetizioni, magari, anche delle materie in cui andavano meno bene, avere una palestra dove fare una partitella di calcio. Però non è bastato. Adesso si sta pensando, con la struttura del PANGI e il grande lavoro fatto anche dai quattro Ministeri, a centri per l'accoglienza dei giovani, accoglienza che non è solo quella delle periferie delle grandi città.
  Se voi riflettete, gli ultimi episodi che ci sono stati, anche orribili, di bullismo portato all'estremo, di violenze, non sono avvenuti nelle periferie delle grandi città. In realtà, sono avvenuti nei piccoli paesi italiani, dove non si può nemmeno pensare che questi ragazzi, in realtà, sono soli, si aggregano in gruppi, si scontrano l'uno con l'altro, si fanno del male e, indubbiamente, hanno bisogno di essere accolti, di essere seguiti. Questi centri devono essere dei punti non solo dove si possa studiare un po' meglio, incontrarsi, discutere, fare un po' di sport, avere una biblioteca, ma punti dove, al di là di quella che può essere la piazza del paese o la piazza del quartiere o la via – che diventa subito una via orripilante del quartiere – possano avere, invece, anche assistenza. Naturalmente, questo va a innescare i servizi sociali territoriali, che devono essere il controllo. L'associazionismo del terzo settore deve essere l'aiuto e i servizi sociali territoriali devono essere il controllo. È giusto che – facciamo l'ipotesi di un piccolo comune italiano o di una circoscrizione di una grande città italiana – ci sia un controllo da parte delle istituzioni, perché non vadano a rigirarsi in qualcosa di negativo, quindi di aggressivo, quindi di contrario a quello che è il principio che le istituzioni, Pag. 6nella loro possibilità, avevano pensato di attuare. Ecco, questa è una cosa che voglio dire, Presidente. Naturalmente, lascerò, adesso, della documentazione a disposizione di tutti i colleghi della Commissione, perché possano vedere a che cosa si sta lavorando.
  L'altro punto, Presidente, e qui chiudo, che trovo importantissimo, se ne è parlato proprio negli ultimi tempi, riguarda queste équipe psico-socio-sanitarie fisse da mettere nelle scuole. Ciascuno di voi avrà parlato con i prèsidi, i professori dei vostri figli. Bene, parlando proprio con molti prèsidi, ho sentito che c'è la necessità di essere aiutati. Hanno bisogno di una équipe presente a scuola, dove ci sia lo psicologo, dove, però, ci sia anche il sociologo, dove ci sia anche il servizio sanitario per questi ragazzi e per i loro genitori. La fragilità dei ragazzi – Presidente, davvero qui chiudo, perché l'ho fatta fin troppo lunga – si sposa con la grande fragilità dei loro genitori, spesso soli, lontani dalla città d'origine, quindi senza gli ammortizzatori familiari che avevamo noi, quando eravamo giovani, con i nostri figli.
  Depositerò questa documentazione, una documentazione che, in parte, mi è stata fornita. Naturalmente, il PANGI si serve dell'Istituto degli Innocenti di Firenze e dell'Istat. Perché? Perché abbiamo bisogno di raccogliere dati e certezze. Ma altri dati e certezze ce li devono dare i Ministeri. La cabina di regia deve essere veramente una cosa a livello nazionale con i Ministeri, a livello regionale e a livello, addirittura, territoriale con i comuni. È molto importante nella Conferenza Stato-regioni che si possa attuare qualcosa di simile.
  Sono sogni? No, credo che possano diventare realtà. Si partirà dalle piccole realtà, ma noi abbiamo questa ambizione. Io mi rimetto in ballo, nonostante sia, in fondo, una nonna di nove nipoti. Mi rimetto in ballo perché in queste cose ci ho creduto prima, ci ho creduto durante e ci credo ancora.

  PRESIDENTE. Vedete perché questa donna ha fondato e ha creato tutto questo. Si capisce dalle sue parole, dalla passione che la contraddistingue.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GIULIA COSENZA. Intervengo brevemente innanzitutto per dire che sono stata molto contenta di rivederla. Ricordo anche i tempi passati alla Camera. La ringrazio per la relazione puntuale e per quello che ci ha detto.
  Solo una domanda, in particolare. Poiché ha centrato il punto dei luoghi, dicendo che mancano i luoghi, perché non puntare al tempo pieno a scuola?

  MARIA BURANI PROCACCINI, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI). Le dico il mio pensiero, a questo punto. Può essere anche un edificio connesso alla scuola, può essere una palestra, attrezzata, naturalmente, però penso che i nostri giovani abbiano bisogno di luoghi che vedano staccati dalla scuola. La scuola può partecipare. Io, da ex professoressa, certamente avrei dato molto del mio tempo per fare, per esempio, lezioni di recupero, per parlare con i ragazzi. Però all'interno della scuola presumo – per alcuni ragazzi, non tutti – ci sia anche un po' non dico di ostilità – ostilità è stupido – ma di remora. In qualche caso può essere la scuola, non lo escluderei. Dobbiamo pensare pure, per esempio, agli edifici abbandonati, che possono essere ristrutturati.
  Adesso abbiamo l'esempio grande di Caivano. Caivano ha una situazione molto diversa, molto particolare. Però un po' dobbiamo pensare a Caivano nel fare queste cose. Saranno ridotte, saranno più piccole, però pensiamo a qualcosa che sia così.

  GIULIA COSENZA. Pensavo proprio a un modello di nuova scuola italiana. Poiché si investirà anche per lo sport presso le scuole, un modello di nuova scuola italiana che possa essere anche letta diversamente dai giovani, che diventi anche un momento di sviluppo ulteriore, che, oltre allo sport, preveda anche la cultura in generale, le biblioteche – quello che lei diceva – la musica, l'incontro tra docenti, famiglie e ragazzi, l'assistenza anche psicologica, che lei diceva, che spesso oggi è una conseguenza proprio di quelle mancanze.

  MARIA BURANI PROCACCINI, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionalePag. 7 della garanzia infanzia (PANGI). Questa idea non è assolutamente sbagliata. Il bello è proprio questo: potersi confrontare. Anzi, collega, presenti qualche proposta e ce la faccia avere. Questo è quello che vorrei fare, quest'interazione tra di noi.
  Questa Commissione può essere veramente un punto di riferimento. Io sono a disposizione. Non credo nei capi e capetti. Credo nel primus inter pares, credo nell'organizzazione tra pari, che può portare veramente a qualcosa di positivo. Magari io vedo una realtà, lei ne vede un'altra e insieme riusciamo a fare la sintesi.

  GIULIA COSENZA. Direi anche un'ottimizzazione. Oramai le nostre città sono intasate. Gli spostamenti sono difficili.

  MARIA BURANI PROCACCINI, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI). Questo è vero.

  GIULIA COSENZA. Magari centralizzare, migliorare e ottimizzare anche gli investimenti, che comunque ci saranno sulla scuola, ora, rispetto allo sport, per raggruppare tutto e facilitare anche la vita sia delle famiglie che degli studenti...

  MARIA BURANI PROCACCINI, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI). Giustamente anche delle famiglie.

  GIULIA COSENZA. ...dando una nuova connotazione, una nuova immagine, anche rinnovata, alla scuola. Potrebbe essere una riflessione.

  MARIA BURANI PROCACCINI, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI). Sì. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Ringrazio a nome di tutti i commissari la nostra Presidente e le ricordo che questa è casa sua.

  MARIA BURANI PROCACCINI, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI). Io mi ci sento.

  PRESIDENTE. Esatto. Noi saremo molto lieti di avere il tuo contributo nelle tante indagini conoscitive – cinque – che abbiamo già deliberato.

  MARIA BURANI PROCACCINI, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI). Benissimo.

  PRESIDENTE. Non perdiamo tempo. Ti invito a restare con noi e ad ascoltare l'audizione della nostra successiva relatrice.
  L'ordine del giorno reca l'audizione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul degrado materiale, morale e culturale nella condizione dei minori, con focus sulla diffusione di alcool, nuove droghe, aggressività e violenza, di rappresentanti del gruppo di lavoro per la Convenzione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza (CRC).
  Avverto che sono presenti all'odierna audizione la dottoressa Arianna Saulini, coordinatrice del gruppo CRC e responsabile partnership istituzionali e networking di Save the children Italia. Collegati in videoconferenza abbiamo Giorgio Tamburini, membro del gruppo CRC e Presidente del Centro per la salute del bambino (CSB), e Loredana Barra, membro del gruppo CRC e responsabile delle politiche educative e dell'inclusione dell'Unione italiana sport per tutti (UISP), che ringrazio per la disponibilità a intervenire all'odierna seduta.
  Darei la parola prima, nell'ordine, alla dottoressa Saulini e poi agli altri due colleghi che sono collegati. Poi vediamo se ci sarà tempo per gli interventi dei nostri commissari o se rimanderemo a un'altra seduta. La dottoressa Saulini ha già consegnato un fascicolo importante, che è a disposizione di tutti voi.

  ARIANNA SAULINI, Coordinatrice del gruppo CRC e responsabile partnership istituzionali & networking di Save the children Italia. Buonasera. Ringrazio, innanzitutto, per questa opportunità di ascolto e di presentare in questa sede i contenuti del tredicesimo Pag. 8rapporto CRC, cioè il rapporto di monitoraggio sull'attuazione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nel nostro Paese.
  Abbiamo avuto già altre occasioni di confronto con la Commissione per l'infanzia e l'adolescenza nelle passate legislature, anche con la Presidente Brambilla, che ringrazio, ma in questa legislatura è la prima volta che veniamo auditi. Quindi è un'occasione importante per noi. Ci fa piacere mettere a disposizione della Commissione l'analisi contenuta in questo rapporto, che abbiamo presentato a novembre, elaborata dalle oltre 100 associazioni che fanno parte del network.
  Faccio brevemente una premessa, proprio per chi non conosce il gruppo CRC. È un network che esiste da vent'anni nel nostro Paese e produce annualmente proprio il rapporto di monitoraggio sulla condizione dell'infanzia in Italia. Il rapporto – ci tengo a sottolinearlo – è il frutto di un'analisi condivisa. È un rapporto scritto a più mani. La versione che presentiamo oggi – il tredicesimo rapporto – è stata scritta da quasi 180 operatori professionisti che appartengono alle oltre 100 associazioni della rete e cerca di fornire una fotografia a tutto campo dell'infanzia e dell'adolescenza, che è un tema su cui tornerò.
  Abbiamo presentato il rapporto a novembre, in occasione della Giornata nazionale dell'infanzia, con un evento dal titolo un po' emblematico «I diritti mancati di una generazione sospesa tra sogni e incertezze». Abbiamo dato come filo conduttore della presentazione, da un lato, mettere in luce i contenuti del rapporto, ma anche l'operatività che molte delle realtà che fanno parte della rete hanno nei vari territori. Siamo presenti, sostanzialmente, con un lavoro quotidiano con i ragazzi e le ragazze in tutte le parti del Paese. Come ricordava prima la dottoressa Burani Procaccini, dal Nord al Sud, da Est a Ovest, nelle grandi città, ma anche nelle città di provincia. Questa è stata una staffetta tra le diverse esperienze.
  Quando abbiamo composto il rapporto e messo insieme i vari contributi, nel corso dell'ultima plenaria ci siamo fatti una domanda. Da tutta questa analisi, se ci poniamo la domanda di come stanno i ragazzi e le ragazze nel nostro Paese, la risposta univoca è stata che, chiaramente, ci sono segnali molto forti di un malessere diffuso, che si esprime in forme diverse, ovviamente, ma che riguarda diverse fasce d'età e riguarda tutti i ragazzi, indipendentemente dalla loro collocazione geografica, dal fatto che vivano in aree metropolitane o in piccoli paesi. Ovviamente, le modalità possono essere differenti.
  Quella che abbiamo di fronte oggi è una realtà complessa. Quello che emerge altrettanto chiaramente è che, da un lato, i ragazzi fanno fatica ad affrontare questa complessità, così come fanno fatica le famiglie, e altrettanto chiaramente emerge anche che non ci sono risposte adeguate alle esigenze di questa generazione.
  I dati contenuti nel rapporto – che non sono dati primari, riprendiamo dati da fonti ufficiali – sono tanti. Partiamo dai dati. Sappiamo che c'è il tema della povertà, che è un tema forte, che riguarda il 13,4 per cento dei minorenni nel nostro Paese, a fronte – questo va tenuto presente – di una media nazionale che, però, è del 9,7 per cento, quindi più bassa, se pensiamo agli over 65, addirittura del 6,3 per cento.
  Sappiamo che quando parliamo di minori, però, non possiamo limitarci solo alla povertà materiale. Possiamo parlare anche di povertà alimentare, che riguarda il 5,2 per cento dei giovani sotto i 15 anni. Sappiamo anche che è maggiore in quei contesti dove, per esempio, mancano di più le mense scolastiche, un altro fattore importante, previsto peraltro dal PANGI. Lo richiamava prima. Un pasto proteico al giorno.
  C'è la povertà abitativa, che riguarda il 7,5 per cento dei ragazzi, che vivono in condizioni di grave deprivazione abitativa.
  C'è, poi, la povertà educativa. Lì possiamo citare una serie di indicatori, ma basta pensare, ad esempio, ai servizi educativi per la prima infanzia. Quelli pubblici e convenzionati oggi riescono a coinvolgere meno del 14 per cento dei bambini in questa fascia d'età. Vuol dire che l'86 per cento è escluso da questi servizi.
  Il tempo pieno, si parlava prima dell'apertura di scuole pomeridiane, riguarda solo il 38 per cento della popolazione scolastica della scuola primaria. Sappiamo che c'è un tema di abbandono scolastico, che contraddistingue,Pag. 9 a livello europeo, il nostro Paese. Accanto alla dispersione esplicita, c'è anche quella implicita, cioè ragazzi che terminano il proprio percorso scolastico, ma non acquisiscono quelle competenze minime di base previste. Anche in questo caso, è un fenomeno che riguarda l'8,7 per cento.
  Senza entrare, poi, nell'ambito sanitario, dove sappiamo, per esempio, che su 100 utenti giovani che si rivolgono ai servizi di neuropsichiatria infantile soltanto 30 ottengono delle risposte. Sappiamo anche che i posti letto nei reparti di neuropsichiatria infantile sono 394 in tutta Italia. Quindi, ci sono regioni dove non ci sono, con la conseguenza che l'utenza giovanile, quindi di minorenni, è dirottata nei reparti per gli adulti.
  Sono soltanto alcuni dati, che però ci offrono una panoramica. La risposta che dovremmo dare, però, non è a singoli settori. Su questo credo sia importante insistere. Non possiamo continuare a considerare il benessere dei ragazzi e delle ragazze limitato al solo settore sanitario, sociale o educativo. Occorre fare uno sforzo per guardare a un benessere complessivo dei ragazzi, quindi lavorare per mettere in sinergia i servizi socio-educativi e sanitari. Questo per tutti, a partire proprio dai bambini più piccoli (0-3 anni). Se so che vivono in una famiglia che ha un disagio socio-economico, dovrò garantire a quei bambini anche un accesso gratuito ai servizi educativi per la prima infanzia e la possibilità di accedere al pediatra subito, assicurarlo.
  Mancano dei luoghi di confronto – è già emerso – e di incontro dei ragazzi, nelle città, soprattutto nelle periferie, che stanno diventando anche luoghi periferici, non solo da un punto di vista geografico. I bisogni che i ragazzi esprimono non sono diversi a seconda del territorio dove vivono. Sono diverse le risposte dei territori, sono diversi i servizi nei territori.
  Dall'altro lato, ed è una considerazione importante, credo, in questa sede, è vero che c'è un malessere diffuso dei ragazzi e delle ragazze, ma è vero anche che i ragazzi e le ragazze rappresentano un'enorme ricchezza, che molti di loro sono impegnati personalmente e hanno la voglia, il desiderio di impegnarsi anche collettivamente per affrontare le sfide che questa epoca pone. Sta a noi adulti, quindi, creare luoghi dove poter ascoltare i ragazzi e promuovere il loro protagonismo. Credo che anche la Commissione in questo potrebbe svolgere un ruolo, prevedendo, quando apre un'indagine come questa, anche l'ascolto della voce dei ragazzi. Su questo credo che le associazioni siano assolutamente disponibili a favorire il confronto con i ragazzi.
  Cito qui, oggi, un'esperienza molto importante che è stata avviata questo weekend dall'Autorità Garante per l'infanzia e l'adolescenza, che ha promosso proprio un Consiglio nazionale dei ragazzi e delle ragazze come un punto di riferimento per ascoltare e promuovere la partecipazione dei ragazzi. Credo sia un segnale importante, che debba essere recepito.

  MARIA BURANI PROCACCINI, Coordinatrice nazionale del Piano di azione nazionale della garanzia infanzia (PANGI). Chiedo scusa. Nel «Garanzia Infanzia» c'è proprio un settore, lo Youth Advisory Board (YAB), che è sotto l'egida dell'Unicef, che raccoglie pareri e studi dei ragazzi.

  ARIANNA SAULINI, Coordinatrice del gruppo CRC e responsabile partnership istituzionali & networking di Save the children Italia. Infatti, lo Youth Advisory Board, che è stato promosso in quella sede, è stato un buon esperimento di consultazione dei ragazzi per l'elaborazione del piano e dovrebbe esserlo anche per il prosieguo, proprio perché è importante che siano coinvolti.
  Abbiamo bisogno di risposte ora. Questa è la cosa importante. Anche se risposte di lungo periodo. Non scordiamoci il fatto che l'orizzonte temporale, nel predisporre servizi e politiche, quello di lungo periodo, è mettere a sistema le varie esperienze che ci sono, molto ricche, da vari territori.
  In merito a questo, passerei la parola brevemente ai due colleghi che sono collegati da Trieste e Sassari, perché, anche con la ricchezza della rete, possano dare il loro contributo.

  PRESIDENTE. Grazie, dottoressa. Do, quindi, la parola prima a Giorgio Tamburini, Pag. 10membro del gruppo CRC e Presidente del Centro per la salute del bambino (CSB).

  GIORGIO TAMBURINI, Membro del gruppo CRC e Presidente del Centro per la salute del bambino (CSB). Ringrazio lei, Presidente, i parlamentari presenti e anche la coordinatrice del PANGI, a cui ho avuto modo di contribuire nella sua fase di preparazione.
  Sono un pediatra, quindi vi propongo, nel breve tempo concesso, alcune sottolineature, che si aggiungono, ovviamente, al quadro di insieme che vi ha fornito Arianna Saulini. Tra l'altro, nella mia vita professionale ho lavorato anche per organizzazioni internazionali come l'OMS e l'Unicef, e lo faccio tuttora. Ho diretto l'Istituto scientifico pediatrico e adesso mi trovo a coordinare il lavoro di un ente no-profit, che – come diceva la collega – lavora sul territorio.
  Alcune prime considerazioni e informazioni ve le do sul piano della salute e della salute mentale. Come probabilmente alcuni di voi già sanno, dal 18 al 20 per cento dei nostri ragazzi e ragazze soffrono di qualche tipo di psicopatologia. È una percentuale molto alta, che era già alta prima della pandemia e che – come sapete – è aumentata durante la pandemia. Durante la pandemia si è accentuato quel fenomeno già esistente, soprattutto in alcune regioni, che ragazzi e ragazze, ma anche bambini e bambine con problemi, difficoltà del neurosviluppo, trovano difficoltà ad avere una risposta nei servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza. Questa è una prima urgenza, che credo sia stata più volte sottoposta al Governo e al Parlamento dai colleghi della Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza.
  Volevo sottolineare un altro aspetto, cioè che questi esiti negativi, compresi quelli che riguardano, ad esempio, la dispersione scolastica, hanno nella gran parte dei casi – questo ce lo dice la ricerca – le loro origini nei primi anni di vita. È vero anche il reciproco, cioè che quando bambini e bambine hanno difficoltà di comportamento, di neurosviluppo o affrontano contesti di povertà educativa, poi ne vediamo le conseguenze in età adolescenziale. Quindi, diventa fondamentale il lavoro e l'investimento nei primi anni, non solo con servizi educativi, ma anche e soprattutto di supporto alle famiglie, alle loro competenze genitoriali, alle loro possibilità, anche per i genitori, di avere spazi e luoghi dove incontrarsi, dove ricevere supporto da personale formato, dove scoprire quali sono le competenze e i bisogni evolutivi dei bambini, come corrisponderli.
  Ricordo che nel famoso documento che OMS, Unicef e Banca mondiale hanno lanciato nel 2018 sulle cure che nutrono, dedicato agli investimenti nella prima infanzia, la genitorialità responsiva è stato individuato come uno dei pilastri di quella costruzione, che crea, poi, un cittadino responsabile, capace di dare un contributo alla società.
  Questo supporto alle famiglie può realizzarsi, anche qui, attraverso spazi che i comuni e gli ambiti possono realizzare, utilizzando – come è stato detto – anche per gli adolescenti e i ragazzi strutture già esistenti, ma si deve assolutamente formare a livello di tutta la società la consapevolezza che nei primi anni occorre investire.
  Ricordo – e concludo con questo – che a livello europeo, da due anni a questa parte, è stata lanciata una campagna che si chiama «First Years First Priority» (primi anni, prime priorità), che propone esattamente questo, cioè di investire maggiormente sui servizi educativi, ma anche sui servizi di supporto alle famiglie, ricordando che un bambino piccolo è, fondamentalmente, quello che il suo genitore o i suoi genitori riescono a fare e a essere assieme a lui o a lei.
  Su questo cosa fare e come essere con i propri bimbi dobbiamo lavorare e dobbiamo trovare le modalità – i fondi non mancano, finalmente, dopo parecchi anni – per sfruttare i fondi che vengono sia dal Sistema integrato 0-6 anni sia dal fondo per le politiche sociali, che è già stato ricordato, per fornire un supporto a tutte le famiglie italiane. Tutte, non solo quelle con elementi di fragilità, perché un certo grado di fragilità madri e padri lo condividono tutti, soprattutto nei primissimi mesi e anni di vita. Vi ringrazio per l'attenzione.

  PRESIDENTE. Grazie, dottor Tamburini. Do ora la parola a Loredana Barra, membro del gruppo CRC e responsabile politiche educativePag. 11 e inclusione dell'Unione italiana sport per tutti (UISP).

  LOREDANA BARRA, Membro del gruppo CRC e responsabile politiche educative e inclusione dell'Unione italiana sport per tutti (UISP). Grazie, Presidente, ringrazio tutti voi per questa opportunità di confronto.
  Faccio una premessa molto educativa, che è il mio ruolo nell'UISP, nell'organizzazione di cui sono responsabile. Per i giovani e le giovani crescere è una parola ricca di significati e di cambiamenti a livello psicofisico, per lo sviluppo della propria personalità, per l'apprendimento, per le reti sociali e per le amicizie che si formano. Crescere è, in realtà, un processo di cambiamenti, che iniziano dai primi anni di vita e si concretizzano sino ad arrivare all'adolescenza, quando c'è il passaggio dall'infanzia all'età adulta.
  Tali passaggi, però, come sappiamo, non sono esenti da criticità, che naturalmente accompagnano questo percorso di crescita dei giovani. Ma è proprio attraverso questi passaggi critici che loro assumono la consapevolezza di sé e del loro ruolo nel mondo. A volte succede, come ci siamo spesso detti all'interno del gruppo CRC, che per varie ragioni questa forma naturale di disagio sfocia in comportamenti che sono definiti «devianti», che poi è il tema di cui oggi si parla, che sono, però, più frequenti nei ragazzi e nelle ragazze che vivono in territori difficili e in famiglie che sono segnate da forte disagio socio-economico, come ha ricordato la collega.
  La povertà educativa in cui questi comportamenti si alimentano è diventata un'emergenza strutturale. Oggi non possiamo non guardarla. Questa emergenza si è nutrita con la pandemia. Però, se è vero – e questa è una delle cose che fa il gruppo CRC – che le problematiche dei giovani hanno più o meno le stesse caratteristiche in tutto il territorio nazionale, è anche vero che quello che cambia sono le risposte dei singoli territori, con conseguenze abbastanza serie e gravi nelle possibilità per alcuni bambini e bambine di disegnare il proprio futuro. Sappiamo che, a volte, i diritti dipendono in larga misura dalla regione di residenza.
  Dopo l'emergenza sanitaria, gli adolescenti soprattutto, come ha espresso bene il collega, hanno manifestato questo malessere emotivo e psicologico. In una situazione come questa, da più voci arriva la certezza che lo sport può generare un cambiamento, perché fa bene al corpo, fa bene alla mente, previene patologie, rappresenta uno strumento per combattere le disuguaglianze sociali, aiuta nella socializzazione, migliora l'empowerment personale e la vita di chi lo pratica. Lo sport e il movimento, inoltre, sono strumenti preventivi rispetto alle dipendenze patologiche degli adolescenti. Lo sport parla ai giovani, per questo arriva ai giovani, e unisce le diversità, sostiene e sviluppa le competenze che servono per la vita e riveste davvero un'importanza fondamentale – ne siamo tutti consapevoli – nell'ambito dell'apprendimento informale, incoraggia la partecipazione giovanile e, di fatto, promuove la coesione sociale.
  Non per niente, in Italia lo sport rappresenta la terza agenzia educativa, dopo la famiglia e la scuola. La pratica dell'attività sportiva da parte dei minorenni è tra le materie individuate dal Comitato tecnico-scientifico con funzioni istruttorie, riferibili ai Livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti in modo uniforme nell'intero territorio nazionale.
  In più, la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale, di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme, con la modifica dell'articolo 33 della Costituzione. Abbiamo parlato di Europa. Il Comitato economico-sociale europeo sollecita l'Unione europea a rendere più visibili questi valori sociali dello sport e suggerisce di includere il tasso di deprivazione sportiva nell'elenco degli indici Eurostat per misurare la deprivazione materiale.
  Praticare o non praticare uno sport può segnare la vita di un bambino e di una bambina. Eppure, nonostante i vari riconoscimenti, oggi un bambino su cinque in Italia, nell'età compresa tra 6 e 10 anni, non pratica sport. Nel 30 per cento dei casi abbiamo ragioni di tipo economico. Per molte famiglie far praticare uno sport ai propri figli è un lusso. L'attività motoria in orario scolastico rappresenta una di queste occasioni, sempre che la scuola frequentata sia dotata di palestra.Pag. 12
  Dal rapporto che la collega Saulini ha presentato emerge che nel Mezzogiorno solo quattro edifici scolastici su dieci sono dotati di palestra. Quindi, c'è un'attenzione allo sport, ma già dopo la scuola primaria i bambini italiani si allontanano dalla pratica sportiva continuativa. Se finora l'età spartiacque è stata quella tra 14 e 15 anni, nell'ultimo anno si è osservato che il trend negativo comincia già a 11 anni. Una delle motivazioni individuate è l'alta competitività, che già in età giovanile si vive in molti contesti sportivi, che genera livelli insopportabili di stress.
  Ovviamente, è necessario un cambiamento, non soltanto nell'articolo 33 della Costituzione, ma un cambiamento culturale sul ruolo del movimento e dello sport in ambito educativo e di benessere. Quando parliamo di sport per tutti parliamo di uno sport che non cerca la performance assoluta, ma quella personale e che non scrive progetti in base a un pensiero adulto, ma si concentra sulla persona. Lo sport deve essere integrato, così come ha citato la collega, con tutte le altre cose (la salute, la scuola, eccetera). Anche lo sport deve essere integrato e multidisciplinare, affinché metta in relazione il processo cognitivo con il linguaggio del corpo e promuova sinergie tra le diverse aree di conoscenza che sono proprie delle discipline motorie.
  Lo sport non deve essere inteso necessariamente come esercizio di restrizione del corpo, di selezione, di addestramento e specializzazioni precoci. Non stiamo parlando di quello sport che aiuta i giovani. Lo sport non è per tutti se le sue regole diventano più importanti della motivazione al movimento e creano disistima, insoddisfazione, paura, senso di inefficacia, che portano, appunto, all'abbandono precoce della pratica sportiva, con una conseguenza anche per la spesa sanitaria. Lo sport non si può prendere cura dei giovani solo nel momento in cui c'è da tirar fuori il campione, ma si deve prendere cura di quei giovani che nello sport non troveranno le medaglie, ma qualcosa di molto più importante, che è il loro riscatto sociale.
  Il potere dello sport è proprio quello di fortificare i nostri giovani e le nostre giovani con la cultura dell'impegno e non con la cultura del risultato, per orientarli a vivere in maniera equilibrata il rapporto con lo sport, con il fine primario del divertimento e del benessere. La nostra Costituzione riconosce questo valore.
  Anche se non esistono, ovviamente, soluzioni semplici a problemi complessi, come quelli di cui parliamo ora, anche il mondo dello sport deve essere chiamato alle armi e deve combattere con forza questo status quo, attraverso interventi significativi, strutturati e plurali, che pongano lo sport in primo piano e lo usino come grimaldello del cambiamento. Vi ringrazio molto.

  PRESIDENTE. Grazie a tutti voi per l'importanza e la qualità dei vostri interventi.
  Vi anticipo che, nel momento in cui presenteremo questa indagine conoscitiva, vi disturberemo ancora per intervenire in tale evento.
  Grazie a tutti. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.